Jejé Vigné Lo-ho
Jejé Vigné Lo-ho
Togo – Lò !
Canto, salto e ballo sui gradini dell’aeroporto di Ouaga mentre Mama Africa mi accoglie. Dietro di me un carretto traboccante di bagagli incalza.
“Attention, attention madame, attention ! …” Sento gridare, mani mi afferrano il braccio per mettermi in salvo dal carrello stracolmo che corre giù dalla rampa, animato di vita propria e inseguito da un porteur affannato.
All’interno della sala arrivi cataste di colli ostacolano viaggiatori sudati e puzzolenti, che traspirano sotto giacconi imbottiti e sciarpe di lana.
I miei piedi bollenti incespicano in grovigli di tubi che spuntano a tradimento dai buchi che costellano il pavimento di cemento.
Il nastro trasportatore dei bagagli non funziona: le valigie cadono rumorosamente a terra, lanciate da facchini vocianti. I passeggeri del volo da Parigi (cinque ore di ritardo causa brina sulle ali) scavalcano sacchi e persone per raggiungere il proprio bagaglio. Alcuni siedono su mucchi di valigie appena recuperate.
Qua e là qualche collo sventrato lascia intravedere il contenuto, illuminato dalla luce scialba dei tubi fluorescenti. I ventilatori, malgrado rari momenti di accelerazione turbo, comunque inefficaci e subito seguiti dallo spegnimento delle luci dell’aeroporto, non producono alcuna variazione sensibile alla temperatura.
Fatica, caldo, puzza e rumore.
Benvenuti a Ouaga.
Per la verità la sala arrivi dell’aeroporto è ancora un Non Mondo, ove si levita tra il Prima e l’Adesso. Il Prima apparentemente organizzato dei nostri aeroporti, la cui efficiente gestione ha comunque dovuto soccombere alle recenti nevicate. E … Il bello dell’Africa è che in Africa non c’è un Dopo, ma solo un Intensissimo ORA.
Mama Africa: uno dei luoghi più spirituali del mondo. Tutto sempre, assolutamente, totalmente concentrato sul vitale momento presente. Il presente necessario per poter dire: “ci sono”.
Eccomi: sulla porta d’ingresso dell’aeroporto di Ouaga.
Ci sono !
Il mio amico Mesme risponde al mio canto.
Jejé Vigné Lo-ho
Jejé Vigné Lo-ho
Togo – Lò !
Gli occhi sorridono di giora prima ancora che la bocca riapra.
I dreadlock volano.
Benvenuta a casa !
[20 dicembre 2010]