Scrittura20 aprile 2018

Nero come l’inchiostro

La scoperta della Scrittura
#LaBellaStoria

Prima di scrivere si legge.
A insegnarmi a leggere fu mia sorella Eta, in un meraviglioso giorno in cui la vita per me cambiò per sempre.
Fui io a chiederlo.
Andai da lei e le chiesi di scrivere una parola su un foglio, perché ero stanca di vedere che le persone guardavano per ore dei pezzi di carta con strani segni tracciati sopra. Mi avevano detto che quei segni erano le parole e allora avevo chiesto “scrivimi una parola”.

“SOLE” – aveva scritto la Eta.
“Leggi” – le avevo chiesto.
“Sole” – aveva letto.
Avevo preso il foglietto e avevo fatto il giro di tutta la famiglia. Con mia grande delizia tutti avevano pronunciato la stessa parola, o meglio lo stesso suono, ma allora non facevo differenza tra parola e fonema. Sentivo di stringere tra le mani qualcosa di prezioso, una chiave magica per mondi ignoti. Provai un brivido di piacere.

“Scrivimi un’altra parola”.

Da quel momento non avrei più dato pace a nessuno.
Sarei diventata avida, bulimica di parole, segni, scrittura e lettura in un crescendo parossistico che mi avrebbe portato a leggere qualunque scritta mi si fosse parata dinnanzi agli occhi, a compitare le etichette dell’acqua minerale a tavola, sbagliando gli accenti degli elementi chimici e sganasciandomi dalle risate nello scoprire che esisteva lo “stronzio”.
Avevo quattro anni.

Finalmente a sei anni andai in prima elementare e la mia prima maestra (e l’unica meritevole di essere ricordata), Erminia Durante, mi insegnò a scrivere.
Purtroppo l’amara sorpresa dei primi giorni di prima elementare fu che la maestra mise tutta la classe a fare le aste e gli esercizi di calligrafia.
Io smaniavo per scrivere parole intere, anche frasi, ma niente da fare: da ottobre fino a fine novembre furono pagine e pagine di aste, chiavi di sol, pallini, chiavi di fa, un’agonia.
Finalmente passammo a scrivere, con la matita, i primi pensierini, sotto ai quali si facevano disegni.
La matita non mi soddisfaceva, mi sembrava che tracciasse un tratto esile ed esitante; pigiavo per renderlo più visibile e mi si spuntava, la temperavo e pigiavo. La mina si spezzava.
Frustrazione.

Il giorno in cui ci fu concesso l’inchiostro provai finalmente l’ebbrezza di vergare il foglio con un tratto consistente.
I pennini erano infidi, ma erano oggetti delicati, raffinati, aggraziati e decorativi come piccoli gioielli.
L’importante era non “schincarli”, altrimenti la punta sottile si sarebbe aperta, graffiando la carta, impennandosi sul foglio, allagando il candore del quaderno con macchie scure.
A poco serviva la carta assorbente quando il danno era fatto: non restava che strappare la pagina dal quaderno, lasciando la ferita della lacerazione a eterno ricordo della sconfitta subita.

L’inchiostro aveva un odore inebriante.
La bidella lo versava da un bottiglione nei calamai collocati in mezzo ai banchi.
Bisognava fare attenzione a non raschiarne il fondo, perché vi si depositavano piccoli grumi, peluzzi di carta, che formavano strani agglomerati e, una volta ripescati, si spiaccicavano sul foglio con un rumorino liquido e maligno, distruggendo le lettere, annegando le parole, storpiando il senso della frase in una macchia nera.

L’inchiostro delle elementari era nero.
Nero come il grembiule della maestra e della bidella, come la lavagna, come le copertine dei quaderni dai fogli coi bordi rossi; nero come un gatto nero che porta sfiga si dice, ma non ci ho mai creduto; nero come la pece si dice, ma io la pece da bambina non l’avevo mai vista; nero come i corvi, quelli sì che qualche volta li vedevo e li sentivo gracchiare; nero come il carbone, quello lo si vedeva il giorno della befana, ma di solito era carbone dolce.
Insomma era nero.
Nero come l’inchiostro.
Così si dice.

© Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

Questa voce è stata pubblicata in Scrittura e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>