Mi ricordo…
tanto, tutto.
A volte mi sembra di essere sommersa dai ricordi di quand’ero piccola, bambina, anche se non riesco a risalire con ricordi coscienti e nitidi oltre i 4 anni, ma ricordo.
Ricordo immagini, flash; ricordo la casa di Cornuda, quella casa dove, ancor oggi, a quasi 60 anni, la mente corre quando deve ambientare qualche scena; quando, leggendo un romanzo, voglio collocarne il protagonista in un luogo fisico.
Allora il giardino diventa la Giungla Nera, dove Kammamuri arranca sul Giaròn, mentre pellerossa appostati tra le pannocchie lo prendono di mira con frecce incendiarie.
Alice scava cunicoli nelle aiuole di garofanini cinesi, i fiori preferiti di mia nonna Regina, inseguendo il Bianconiglio che si tuffa sottoterra estraendo l’orologio a cipolla dal panciotto.
Quella casa è LA casa.
Forse lo è perché, in realtà, mica me la ricordo davvero… è come se fosse una casa diffusa, con stanze che affiorano dalla memoria, come isolotti di secca nella bassa marea, scollegate tra loro e ognuna percepita e assaporata come unità a se stante.
La casa della memoria.