Emozioni5 novembre 2011

Alla ricerca della Terza Via

Vedo la realtà.

Nuda e cruda.

Così com’è.

La Terza via__________________________________________________ foto di Welink by Inspire

Impotenza è cercare di cambiarla.
Accettazione è starci dentro.

Esiste un’altra possibilità?

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3 risposte a Alla ricerca della Terza Via

  1. franca scrive:

    Ma perché il Piacere (non mi è sfuggita la p maiuscola) dev’esser sempre l’ombelico del mondo?
    Quel centro gravitazionale cui tutto volteggia intorno, con mirate piroette,
    in nome del sacrosanto diritto al godimento?
    Prendiamo il sale che allaga la vista quando rimaniamo orfani di senso,
    lo possiamo mischiare insieme a blob di mocci filanti
    ed impastarlo con la convinzione che, solo noi, attiriamo le
    sfighe peggio d’una calamita il ferro.
    O possiamo comprenderlo.
    Comprendere, dal latino (mi dispiace ma c’ho la fissa delle
    radici, v’è d’ogni filo d’acqua una sorgente, e andare alla fonte è mio diletto)
    Dicevo.. com-prehèndere, cum=insieme, prendere insieme, contenere in sé,abbracciare con la mente, afferrare con l’intelletto…invitare il cuore ad espandersi e l’anima a sublimar la coscienza: comprendere, appunto.
    Non vuol dire necessariamente accettare, voler cambiare,
    e nemmeno pretendere che il sale sia piacere…
    Assaporare… lei sempre tutto quello che assapora la conforta
    di piacere? Il gusto ci è dato per godere o anche solo per affinare
    la percezione di ciò che è buono e bello?
    Dare senso al sale, dunque.
    anche quello incrostato, pietrificato, calcareo,
    impossibile da sciogliere coll’odierno calfort
    del buonismo più diffuso, quello del “volemose bene e tiramo a campà…”
    Per rispondere alla sua, orbene, le dico:
    ‘non necessariamente’.
    Necessario e altresì importante è dar sapore al gusto
    della comprensione prendendo l’insieme:
    sempre un insieme avrà un senso
    foss’altro che in funzione del confronto.
    Sono letteralmente logorroica. Mi perdoni.
    E sputo sentenze (opinabili) solo perché non ho il deretano scoperto
    al freddo e al gelo. Ma è risaputo… quando stai al caldo
    è più facile affermare di poter affrontare la siberia in mutante!
    enchantè.

  2. franca scrive:

    Certo che esiste un’altra possibilità,
    assaporarla.
    Dal latino sapòrem, sàpere, avere gusto.
    Ora, le dirò, c’è poco da assaporare la realtà
    quand’essa impone alla nostra coscienza il mutamento
    laddove l’impotenza la fa da padrone.
    E accettarla è starci dentro, alla realtà, accucciati
    in posizione fetale nell’angolo, mi pare.
    Ma anche se fosse poco sale
    io sceglierei l’esile granello per ciucciarmelo
    lento in bocca, a…sàpor….are.
    Realtà nuda e cruda.
    Se li ricorda gli alunni cagasotto del professor keating
    dell’attimo fuggente che a suon di ‘capitano oh mio capitano’
    sfidavano la vertigine del banco per vedere ‘la realtà’
    da un altro punto di vista? Solo questioni di prospettive?
    Il sale fa la differenza.
    Chi se lo produce a forza di far evaporare le gocce agli occhi,
    chi se lo mastica col tozzo di pane duro e chi col
    pan biscotto, chi invece pieno di gaudio e letizia
    se lo gusta, nel nascondimento.
    Realtà nuda come sangue
    e cruda come carne, al sangue.
    Ci vuole il sale, non trova?

    • admin scrive:

      Grazie del prezioso contributo.
      Concordo appieno.
      Il sale è fondamentale, come ben sapeva Gandhi, che ne fece il centro e l’inizio della sua battaglia.
      Ma il Sale può essere il Piacere?
      anziché cristallizzato residuo di acqua strizzata da occhi stanchi di guardare la mancanza di senso?

      apro il confronto.

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