Scrittura19 gennaio 2013

In tee scoasse (Simple Customized Optimized Analytic Super Search Engine)

Recupero il sacchetto di plastica dal secchio e ne rovescio il contenuto sui fogli di giornale stesi in terrazza. Infilo i guanti di gomma e mi accuccio sui talloni per rovistare in quell’ammasso umido. Mi vengono i conati, ma tengo duro.
Frugo tra bucce di patata e fondi di caffè, cicche e mozziconi, resti di cibo e cartacce. Ieri sera risotto e purée – accidenti! – e anche frittata.
Mi alzo a fare una sosta per respirare, sennò vomito. Inspiro, espiro, e mi rituffo nelle scoasse. Troppa fretta non aiuta: rischio di trovare un bel niente. Procedo con rigore scientifico.
Infilo decisa le mani nel mucchio, facendomi largo tra gusci d’uovo e tovaglioli di carta bagnaticci.

Lampo di dolore. Qualcosa ha forato la gomma del guanto bucandomi il dito, proprio sotto l’unghia dell’indice: stuzzicadenti smozzicato, ma ancora aguzzo.
Sosta obbligata per verificare l’entità del danno.
Sfilo il guanto destro e mi guardo l’unghia sanguinante. Domino l’istinto di succhiarla: entro in cucina e, mentre sciacquo la mano sotto il getto d’acqua, vedo con la coda dell’occhio la Nana che si alza dalla cuccia per trotterellare allegra verso il pattume. Mollo lì le operazioni di cura e disinfezione e la inseguo, riuscendo a placcarla un istante prima che si lanci con entusiasmo canino in mezzo ai rifiuti.
Chiusa l’offessissima Nana in camera, incerotto il dito e torno in cucina, dove il rubinetto rimasto aperto ha fatto traboccare il lavello, allagando la stanza. Dopo aver asciugato il pavimento, stramaledicendo cani e stuzzicadenti, torno alla mia priorità: ravanare nella spazzatura.


© foto by Marcello DR – http://www.flickr.com/photos/10944542@N06/

Rimetto i guanti e aggiungo altri fogli di giornale, sparpagliandoci sopra con metodo l’immondizia. L’odore è acre: arrivano le mosche a farmi compagnia. Procedo con cautela, casomai ci fossero altre insidie in agguato.
Scorze di gorgonzola, delizioso! bustine di the, bioccoli lanosi di pelo di cane. Attenzione… cocci! Maurizio deve aver rotto qualcosa a mia insaputa. Scartoccio fazzoletti di carta e apro una ad una, svolgendole con pazienza, tante minute pallottole di stagnola.
Gocce di sudore mi colano sugli occhi. Con il dorso della mano strofino il naso che prude. Per non fermarmi a soffiarlo reprimo lo sternuto, arricciando le narici. Le mosche ronzano, Nana abbaia, indignata per la reclusione, i giornali – fradici di liquidi organici – si strappano.

Pausa. Rientro in casa e caccio la testa sotto il rubinetto.
Questo è un lavoro da fare con il fresco.

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