Minuta, agile.
Occhi zingari.
Mani in movimento.
Ti guarda negli occhi mentre si fa le domande.
Intorno a lei vortici di energia ti attirano nell’orbita.
La sua casa atelier domina un vicoletto, che dalla piazzetta di Asolo sale verso la collina: celata nelle pieghe della diversa dimensione in cui Irma vive, si svela poco a poco, lasciando il vago sentore che ci sia altro da scoprire.
Quando verrà il momento.
Lungo i ripidi scalini di pietra il riflesso della scultura trasparente che oscilla lieve alla finestra, illumina a tratti i passi di chi sale.
Oltrepassata la soglia si è circondati da Irma e dalle sue opere.
L’esperienza penetra nella pelle con il respiro, mentre Irma da i nomi alle cose e agli oggetti, facendoli nascere in un incessante atto creativo.
Non spiega le opere: le chiama.
Pelli sfrangiate, che pendono dal soffitto con noncuranza, parlano di mute faticose.
La guepière, le rose colorate, le borsette glitter e i cuori piercing strizzano l’occhio con ironia.
L’eterea altalena, intrecciata di fiori e farfalle, ondeggia quieta al leggero soffio d’aria che scompiglia i boa di piume che la sovrastano.
Laboratorio e casa sono un territorio senza confine, ove Irma cucina erbe primaverili e fragole, danzando lieve tra le sculture, i quadri, le installazioni e i bijoux disseminati ovunque.
E poi c’è il giardino.
Ma quello è un’altra storia.
_________________foto per gentile concessione di Enzo Masella
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